IL MISTERIOSO SITO DEL PROF. GIUSEPPE FASSARI

Il fato dell'uomo nel tempo e nell'immaginario

Una magica storia paesana-finale

Una magica storia paesana-finale

Per fortuna era quasi alba. La notte le era rimasta nel cuore e anche se il sipario del giorno si apriva all’umanità, il palcoscenico della notte era rimasto nel suo io, calcato da fatti ed emozioni che, già significativi nel buio, alla luce del sole avevano maggiore vitalità e strane morfologie che la turbavano, dandole inquietudine e ansia. L’idea del sopraggiungere di una nuova notte la trascinava, anche in pieno giorno, in uno stato d’animo da incubo.

La notte successiva questo è quanto avvenne.

Sorridente, in sogno, le apparve il marito; era elegante e si esprimeva con voce pacata, com’era solito fare da vivo.

“Cosa fai, mia cara, riposi? Lo so, lo so, dirai che sono morto, precipitato rovinosamente in una scarpata mentre tornavo dal lavoro, ma talvolta anche i morti possono parlare, specie se hanno cose importanti da dire. Ed io voglio, devo darti un importante messaggio da seguire con attenzione giacché quando ti sveglierai, avrai qualche difficoltà a ricordarne i particolari e forse anche a credere a te stessa. Vedi come sto bene? Sì, perché io, nonostante l’incidente, sto bene. Certo il mio corpo ha riportato gravi ferite e fratture ma il mio cervello è rimasto illeso, neanche un graffio, anzi! Sta meglio di prima ed è più efficiente a giudicare dalla stupefacente capacità di mettermi in contatto telepatico con te.”.

“Non è possibile!”

Lo strano “sogno” proseguiva e Franca sudava copiosamente.

Quasi balbettante pronunciò qualche frase.

“Non è possibile”, disse la donna con voce concitata. “Antonio, tu sei morto, sotterrato stamani, no, non è possibile, sei solo un incubo!”

“Fai uno sforzo, ti prego, credimi, non sono morto, non sono mai morto. In seguito all’incidente ho avuto solo una sorta di cortocircuito periferico che ha spento i miei organi di senso ma anche se non ho più occhi, vedo più di prima e sento suoni mai ascoltati, il battito del tuo cuore, il brivido che ti percorre e persino i lamenti lontani della gente che soffre o che gode. Io sento il mondo e sono vivo. Sì, io vivo.”

Rifiatò.

“Però ascoltami: io sono divenuto un mago, forse sarebbe meglio dire un ricercatore dell’anima, e anche se ora mi ritrovo con un corpo irrecuperabile e destinato a sparire, la mia anima, la mia mente, i miei valori sono forti, troppo forti per morire. La mia anima ha accumulato troppa energia e mi appresto a rinascere. Ho avuto dimostrazione di essere entrato nel gruppo dei Grandi Iniziati; certo, tutto è avvenuto in modo così rapido e non ho potuto ultimare le mie ricerche e il rituale. Per fortuna, comunque, ero pronto e quel maledetto incidente mi ha soltanto costretto ad accelerare i piani”.

Cercami

Il sogno era un incubo in cui ogni parola, ogni immagine che arrivava a Franca centuplicava la sua attendibilità.

“Sì, mi è stato concesso, come avviene agli eletti di ritornare, ho vagato per qualche tempo ma finalmente mi è stato offerto di farlo come pianta o come animale, ma ho implorato e ottenuto di tornare come essere umano, e presto, in questo istante riemergo dalla neutralità in cui mi trovo. Sto per superare la “porta energetica” nell’altro verso, dalla morte verso la vita ma ho bisogno di te, il rituale richiede la tua presenza, le tue emozioni. Cercami, Franca, cercami tra le creature che vedranno la luce in questa notte; cercami tra i bimbi di Mamaiolo…”.

Ogni sogno svanisce al risveglio quando il mondo è nitido e chiaro, ma basta un attimo per divenire nebuloso e scomparire. Per Franca non fu così poiché quel “sogno” le aveva generato uno stato di agitazione che la condusse in bagno a vomitare. Il ricordo rimase nitido anche dopo ore e alle prime luci dell’alba vedevano Franca ancora turbata, affacciata al balcone di casa, con lo sguardo perso in un vuoto riempito soltanto da qualcosa di straordinario che le stava accadendo.

“Un incubo così dettagliato anche dopo una settimana? Un’ossessione?” si chiedeva la donna.

“Sì! Certo che è un’ossessione!” si rispondeva. “E allora era possibile determinarsi il sogno volontariamente o addirittura seguirne l’evoluzione anche a occhi aperti?”

Messaggi

Bastava che Franca lo pensasse perché Antonio comparisse per ripeterle il messaggio fedelmente, parola per parola, come se si trattasse di un disco.

Forse era, telepatia, possibilità di comunicare a distanza. Tuttavia, per quanto ne sapesse, non poteva verificarsi con un defunto. Sarebbe stato in quel caso un’altra cosa cioè spiritismo.

“Già, ma Antonio sostiene di essere vivo, almeno nella parte cerebrale” concluse.

Affacciata al balcone, osservava pensierosa le aspre creste peloritane e più in là intuiva la vasta zona alluvionale del fiume Alcantara.

“La gente riposa, dorme quieta”, pensava. “Invece io ho l’inferno dentro e che cosa può esserci di peggio nella vita?”

Trasalì quando un pensiero si fece spazio nella sua mente.

“Il medico… mio Dio, e se Antonio fosse stato in grado di leggere nel pensiero e avesse scoperto i miei tradimenti?”

Quell’ipotesi le raggelò la fronte.

“Forse Antonio mi teneva sotto una specie di controllo mentale per arrivare a un ignoto obiettivo.”

Poi pensò a come Antonio, incapace di durezze, nella sua d’ironia, facesse di tutto per impaurirla.

“Ti verrò a trovare anche da morto!” diceva spesso. “Se mi tradissi, lo scoprirei!” E se ne usciva con discorsi sull’aleatorietà della vita, sulla necessità di combattere l’effimero o l’eguaglianza di tutte le creature! Quanto fu impressionata di fronte al suo radicato convincimento che il valore “vita” fosse identico per una pianta, un animale o una persona. E poi, tutte le prove che portava per dimostrare la vita ultraterrena e la reincarnazione!

Il bambino appena nato era per tutti i medici un mistero, perché dopo la nascita aveva alternato lunghe fasi di normalità del ritmo sonno-veglia ad altre di completa assenza, come se quel corpicino d’improvviso di ogni essenza vitale e divenire inerte. Allora s’immobilizzava, cominciava a sudare freddo e la temperatura scendeva a 32-33°C facendo temere il peggio. Al termine di ogni crisi s’innalzava a oltre i 40° C con un pianto dirotto che somigliava a quello di un adulto piuttosto che a quello di un bimbo, prematuro per giunta. Poi queste crisi finirono d’improvviso lasciando perplessi i medici del nosocomio che contavano di riportare il caso in una pubblicazione scientifica.

Aiutare

L’ultima apparizione di Antonio avvenne in stato di veglia, mentre Franca faceva le pulizie; in quell’occasione le parole del marito erano state chiare e dure.

“Da giorni vengo a chiederti di aiutarmi, ormai il mio corpo si dissolve sotto la fredda terra e più volte hai ignorato le mie richieste, mi hai abbandonato. Pensi ancora che io sia una costruzione della tua psiche? Ti sbagli, cara, io esisto indipendentemente da te ed è importante che nella difficoltà estrema io riceva aiuto dalla persona che più amo. Lo prescrive il rituale del ritorno. Franca, la mia mente, la mia anima sono vive, V I V E ! In questo periodo ho fatto una serie di prove preparando il ritorno. Sono entrato nel corpo di un bambino inerme, appena nato. Le sue resistenze sono state modeste, quasi nulle per la verità.”

Franca lo guardava allucinata.

“Per questo, per ritornare, scegliamo i neonati, ancora la loro mente è un territorio libero che si può conquistare senza lotta. All’inizio mi respinse ma gradualmente ho ultimato la conquista. Adesso piange quando torno da lui dopo i nostri incontri, ma si sta adattando. Vedi, mentre chi muore totalmente deve scegliere subito un soggetto in cui ritornare, a noi è concesso un tempo per scegliere l’ospite e il mio sta per scadere; appena l’unione sarà stabile mi sarà impossibile comunicare ancora con te attraverso questa via. Come ho detto, tra breve rinascerò. Cercami, Franca, cercami in un bambino, nell’essere nuovo che si è costruito col mio sangue generoso!”.     

Antonio lasciò Franca con un enigma.

Nonostante l’incredulità e la paura di un’incipiente follia, nei giorni che seguirono, quelle parole le frullarono in testa come trottole impazzite.

“Cercami in un bambino, nell’essere nuovo che si è costruito col mio sangue generoso…”

Franca era un’accanita della “Settimana Enigmistica” ma, per quanto si sforzasse, non riusciva a trovare il bandolo della matassa, anche se sapeva che nella maggioranza dei casi la soluzione di un rompicapo non dipende dal ragionamento ma dall’insight, da quella scintilla che si accende d’improvviso nel momento più inaspettato.

Una mattina arrivò con la posta la soluzione o, per meglio, dire la spinta verso la soluzione. La lettera proveniva dal C.  D.  S., Centro Donatori Seme, cui il marito era iscritto e di per sé aveva un contenuto irrilevante, l’invito a una cena sociale.

Nuovo essere

Franca pensò che quella lettera fosse il filo di Arianna che Antonio voleva trasmetterle: il suo seme donato, il suo sangue, era servito per far nascere un bimbo, un nuovo essere, e secondo la follia di quei giorni in lui ritornava Antonio.

La riflessione di Franca deponeva per una mente stanca che comunque voleva seguire fino in fondo l’evoluzione della vicenda.

Dopo le notti senza sonno, in compagnia di pazzi pensieri, in cui aveva dimenticato figli e persino il medico-amante, Franca dormì il riposo del guerriero.

Quella notte non sognò il marito ma riposò profondamente, come se i grevi pensieri si fossero dileguati lasciando posto alla speranza.

Qualcosa cominciò a frullarle in testa e si mise in contatto telefonico col medico, il vecchio amante.

“Pronto, desideravo parlare col dottor Chiara!”

“Sono io, con chi parlo, scusi?” disse la voce all’altro capo del telefono.

“Ciao Carlo, sono Franca. Non ci sentiamo da un po’ di tempo ma dopo ciò che è accaduto, non ne avevo voglia, ho passato momenti tremendi…”

“Non c’è niente di cui debba scusarti, cara. Anzi sono io che avrei dovuto trovare tempi e modi per farti sentire la mia vicinanza: come stai?”

“Si tira avanti… i miei figli mi danno più problemi di prima, sono due sbandati e hanno ripreso a frequentare un gruppo che non mi piace, di questi contestatori che acclamano i punk e si fanno gli spinelli…”

“Non ti preoccupare, è l’età… anch’io ero così, contestavo tutto, mio padre, il suo lavoro e tutto il sistema: ero convinto che la rivoluzione, fatta anche attraverso le parole di una canzone o l’hashish, potesse cambiare la realtà in meglio. Poi ho messo la testa a partito, sono diventato medico e mi ritrovo pure a contestare i giovani. Così va la vita, è un cerchio nel quale ruotiamo attraverso tappe obbligate, pena l’emarginazione e la follia…”

“Hai ragione ma avrei bisogno di vederti, devo parlarti di una cosa molto delicata…”                                          

“Quando vuoi!” rispose Carlo con determinazione. “Anche oggi pomeriggio, in biblioteca…”                      

Sul ciglio

Alle 17.00 Franca s’incontrò con Carlo e gli raccontò la sconvolgente storia, fin nei dettagli.

Lui era un uomo razionale e durante il racconto della donna scuoteva la testa, esprimendo una mimica che testimoniava forte perplessità su quanto stava ascoltando. Ciò nonostante poiché era una persona intelligente, la fece completare. Franca appariva sempre più stanca e aveva gli occhi nel vuoto per qualcosa che solo lei riusciva a vedere.

“Vedi, Carlo, mi devi aiutare a trovare chi discende dal sangue di mio marito perché è certo, lui è là, là dentro” disse con un’espressione allucinata.

Ogni medico prima che conoscitore profondo della sua branca deve essere buono psicologo e “operatore dell’anima” e cercare, oltre che confortare, di aiutare il paziente a ritrovare il proprio equilibrio facendo venir fuori le risorse più profonde perché possa riprendere il cammino della salute.

Carlo percepiva chiaramente come quella donna soffrisse, sul ciglio di un abisso di follia, ma aveva la speranza che, passato quel periodo drammatico, tutto tornasse alla norma. Franca, peraltro, era da sempre una donna equilibrata e forte, nonostante le numerose contraddizioni.

gatto-impaurito Una magica storia paesana-finale
La paura è cosa non solo umana…

“Franca, in tutto il paese si vocifera che sia stata la signora Aiello a beneficiare della donazione di tuo marito” disse il dottor Chiara; se, però ti fa stare più tranquilla posso mettermi in contatto con un collega del C. D. S. e anche se il capitolo donazioni è segreto, per motivi etici, vedo se posso avere conferma di quello che dici. Che ne pensi?”

Fase di stanca

Abbracciò affettuosamente la sconsolata Franca.

“Grazie, grazie per quello che fai, Carlo” disse Franca.

I giorni successivi passarono come tanti altri. I figli, Primo e Antillo, continuavano a frequentare le cattive amicizie di sempre, mentre Franca andava ogni giorno al cimitero portando al marito fiori e un affetto che da vivo non era mai stato così intenso. Peraltro nella storia dell’umanità non è raro che si ami di più una persona quando non c’è più.

Per qualche giorno non ci furono sentori di contatti telepatici, visioni o voci in lei come se Antonio fosse morto da decenni. La cosa era strana.

Notizie

Alcuni giorni dopo, una telefonata. Era Carlo.

“Franca, ho condotto delle indagini, è stato complicato avere informazioni ufficiali ma sono riuscito a sapere che il seme di Antonio è andato a tante donne in tutta Italia ma per il Sud, l’unica destinataria è stata proprio la signora Rossella Aiello che secondo altre informazioni avrebbe dato alla luce un maschio circa un mese fa…”

Il tono era mogio nel comunicare una notizia così delicata. Non sapeva se avrebbe fatto bene o male alla fragile Franca di quel momento.

Passò un po’ di tempo.

Mamaiolo è un paese dove si sa tutto ma questa storia rimase segreta; Antonio per tutti era morto e basta.

Franca aveva chiuso con Carlo Chiara, il dottore, con il quale aveva rifiutato anche un rapporto di amicizia. Aveva deciso di dedicare un maggiore sforzo al recupero di Primo e Antillo facendoli seguire da uno psicologo che aveva imposto un regime economico piuttosto severo e rigidi controlli dell’orario di rientro serale. Inoltre aveva chiuso con i suoi costosi e inutili hobby, insomma aveva voluto radicalmente la vita insulsa condotta prima della morte di Antonio.

Ogni tanto provava un senso di malinconia a pensare come avrebbe potuto coccolare, quand’era vivo, e aiutare quell’uomo così modesto e nobile che la propria bieca materialità aveva castrato, tarpandogli le ali nel suo tentativo di volare. Pensò di essere stata la zavorra di Antonio per ogni suo desiderio di crescita ed elevazione: lo aveva anche biasimato per il suo impegno sociale verso i bisognosi. E in cambio cosa gli aveva dato? Nulla, indifferenza e problemi, figli ineducati, superficialità in ogni appoggio che lui aveva chiesto, solitudine fisica e lo aveva anche tradito nello spirito e nella fiducia.

Dopo alcuni mesi Franca bussò alla porta della famiglia Aiello, alla periferia di Mamaiolo, dove risiedevano numerose famiglie di contadini.

Franca era senza un velo di trucco e vestita in modo semplice. Una signora robusta e gentile si affacciò alla porta.

“Sì ?” chiese.

“Buongiorno signora” rispose Franca timidamente. “Sono qui per quel lavoro da baby-sitter, ho letto l’annuncio sul “Mercatino.”

“Prego, si accomodi, io sono la signora Rossella Aiello. Sì, effettivamente ho bisogno di qualcuno che si prenda cura del mio bambino. Ha appena un mese e già mi dà parecchi problemi, non lo posso lasciare solo perché piange sempre. Da qualche giorno anche quando rimane con qualcuno, strilla disperato, talvolta mi fa prendere degli spaventi che non le dico. È come se non respirasse più per lunghi secondi, poi per fortuna si riprende.”

“Comprendo signora, non è fatto raro che lontano dalla mamma un bimbo pianga…” considerò Franca. “Sì, lo so ma ho bisogno di qualcuno che si occupi di lui.  Ora sta arrivando il periodo della vendemmia ed io ho un’azienda da seguire e lo devo fare sul campo, a ridosso dei vitigni.”.

Franca seguiva attenta e cercava di trovare le parole giuste per dare una buona impressione e avere quell’incarico cui teneva moltissimo.

“Se a lei interessa quel posto è suo!” esclamò la signora Aiello con un sorriso.

La signora offrì dei fichi freschi a Franca e le due parlarono ancora per definire i particolari di quel rapporto di lavoro e non ci furono problemi di sorta dal versante economico.

Franca avrebbe lavorato anche gratis, anzi avrebbe pagato per accudire quel bambino.

La signora Aiello con cordialità si alzò e le fece cenno di seguirla.

“Venga, le faccio conoscere il mio piccolo Antonio! Le farà sicuramente simpatia.”

Franca tremava ma mascherava, il suo cuore era in tumulto, tutto il suo essere sull’orlo del crack. Gli scherzi del destino: si chiamava Antonio, il bambino nella culla si chiamava Antonio. Appena lo vide nella grande culla, l’emozione la avvolse dentro e fuori.

Di braccia in braccia

Il piccolo come di consueto piangeva e la mamma lo prese in braccio. Gli diede il ciuccio ma il piccolo Antonio lo sputò e cominciò a strillare come un’ambulanza a sirene spiegate. 

Franca fece cenno alla signora Aiello di passarlo nelle sue braccia e nello stupore della mamma, il bimbo smise di disperarsi, si acquietò e riprese il ciuccio con un’espressione serena.

“Avete già fatto amicizia, a quanto pare!” disse scherzando la signora Aiello.

Franca sorrise.

“Già, è come se ci conoscessimo da tanto tempo, io e lui!”

Così iniziò quel lavoro.

Franca stava tutto il giorno col piccolo e la sera ritornava a casa da Primo e Antillo che cominciavano a mostrare qualche miglioramento nello stile di vita. Adesso avevano ripreso gli studi per conseguire il diploma come il padre avrebbe voluto.

E Franca parlava con quel bambino dai capelli e dagli occhi neri come il suo Antonio. Il pargolo aveva anche una piccola cicatrice sul sopracciglio destro come suo marito. Lei era tanto buona con lui, le cantava le ninne nanne, gli preparava squisite pappette, gli confidava tutti i segreti e le vicende di casa sua e dei figli e sebbene lui non potesse parlare, tutto il suo corpo sembrava dialogare.

Passarono così alcuni anni e il piccolo Antonio crebbe. La signora Aiello si era ritirata dal lavoro e poteva finalmente occuparsi del piccolo e così non aveva più bisogno di Franca.

L’ultima volta che le due donne s’incontrarono il piccolo Antonio entrò nella mente di Franca.

“Grazie per avermi aiutato a superare la porta nel senso inverso a quello di tutti gli esseri umani. Crescerò e aiuterò gli uomini a valicarla. E grazie soprattutto di essermi stata moglie e soprattutto madre!”.                   

 Oggi Franca, Primo e Antillo sono una famiglia felice.

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