Che cosa accade laggiù
Che cosa accade laggiù-racconto di G. Fassari
Mi aggiro per le strade buie del paese. Di rado mi avventuro fuori dalla mia tana ma non mi rimane altro da fare quando le provviste sono finite. Sì, vivo come un animale nascosto e l’unico contatto con la civiltà è la spesa.
Sono in pensione ormai da quattro anni, ex insegnante, e col poco che percepivo, non mi potevo più permettere una casa e un tenore di vita migliore; così un giorno mollo tutto e mi rifugio in una grotta vulcanica sul versante nord dell’Etna: coltivo qualche ortaggio e faccio pure il pane.
Alla luce di una lampada a olio trascorro il tempo a leggere e a scrivere sull’attualità, anche se devo riconoscere che i miei aggiornamenti sono fermi ai tempi andati, al periodo della cosiddetta seconda Repubblica, alla crisi economica e alla diatriba delle TV private. Ricavo qualche notizia solo dai giornali usati con i quali il mio bottegaio mi avvolge i pochi articoli (di prima necessità) che compro.
La gente mi piace sempre meno, è come se la temessi.
Scendo talvolta in paese.
Adesso è sera ma certo questo deserto m’inquieta ed è così innaturale…
Non ricordo questa desolazione specie qui nella via centrale del paese, anche il bar chiuso… veramente strano, e anche il circolo “Combattenti della seconda Repubblica” sprangato…
Toh, un cane!
Domande
“Dove sta il tuo padrone?” domando.
Passa solo un attimo sento un guaito e poi silenzio, non un’anima in giro, un bimbo piange, no, è solo un gatto che miagola. Una folata di vento solleva il foglio di un quotidiano, lo afferro, è datato 24 dicembre 1999. Chissà… forse è la notte di Natale.
Il silenzio è padrone del paese. D’improvviso odo bisbigliare, poi un vocio sempre crescente. Ecco la gente sciamare dalla Chiesa Madre; fiumi di persone infreddolite che si abbracciano, urlano, si baciano, piangono.
Non è mio costume ma muoio di curiosità vedendo la gente ballare di gioia e ascolto le campane suonare a distesa.
“Che sia Natale?” mi chiedo. “Oramai non è più la grande festa popolare e religiosa di una volta da quando la crisi economica ha tagliato panettoni e tacchini e allora?”
Basta ho deciso, fermo qualcuno! Ecco lì… un vigile appena uscito dalla chiesa.
“La prego, mi spieghi cosa è accaduto, perché questa confusione?” gli chiedo.
L’uomo mi osserva con sorpresa come a dire: “Ma questo da dove cala, da una caverna lassù in montagna?”.
Poi prende la parola.

“Ma dove vive?” favella. “Eravamo a pregare, come in tutto il mondo, a pregare per l’inizio del nuovo millennio. Non sa che siamo entrati nel duemila? Si prevedevano grandi catastrofi, immani sciagure ecologiche, sanitarie, belliche, astronomiche, carestie e così via…”
“Capisco” mormoro. “Così eravate tutti a pregare… per fortuna il pericolo è passato!”
“Proprio così” dice il vigile.
“Capirai ed io chiuso nella mia grotta, mi sono perso la festa” pensai. “Meglio che torni a casa, tanto qui le botteghe non riapriranno di certo, per ora!”
(G. Fassari scritto per “Sette” – Su “Fine millennio”)
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