La teoria della tettonica a zolle (o a placche)
Questa teoria ritiene che la litosfera sia formata da pezzi rigidi chiamati placche o zolle in continuo movimento tra loro. Queste placche sono tessere di un mosaico che galleggiano, come zattere, sull’astenosfera (parte interna del mantello) fluida, formata da magma.
Le placche sono in totale una ventina di cui sei sono dette principali o macroplacche: americana, africana, eurasiatica, indoaustraliana, pacifica, e antartica; le altre sono chiamate piccole e dette microplacche: una di esse si trova sotto il mare Adriatico ed è responsabile di molti terremoti nel nord est dell’Italia.
Perché le placche si muovono? L’astenosfera del mantello terrestre è in continuo movimento perché le parti interne più caldee leggere vanno in alto, si raffreddano e scendono di nuovo con dei moti convettivi che fanno muovere le placche che stanno sopra.
Negli anni ‘60, grazie ai rilevamenti di navi e sottomarini, si ebbe la conferma del valore di questa teoria per la scoperta di una particolare catena montuosa, chiamata dorsale medio-oceanica sotto le acque dell’Atlantico; dopo fu trovata anche sotto l’oceano Indiano e Pacifico.
Dalla cresta di questa catena, che appare “tagliuzzata” da tante spaccature, esce lava che così fa allargare i fondali oceanici (espansione) di qualche cm/anno. Grazie a questa lava che esce dalle dorsali i continenti si spostano.


Questa teoria spiega bene i principali fenomeni di dinamismo terrestre che osserviamo:
1- terremoti e loro distribuzione
2- vulcani e loro distribuzione
3- formazione delle catene montuose (orogenesi).
Movimenti delle placche
Le placche si spostano in tre modi possibili e le parti più importanti delle placche sono i margini:
1) se si avvicinano le placche si dicono convergenti e i margini distruttivi perché la crosta si consuma.
Un esempio importante si ha proprio nella nostra area geografica poiché la placca africana si sposta (pochi cm/anno) verso nord scontrandosi con quella euroasiatica. Essendo la prima più densa scivola sotto la seconda (subduzione), dando in quella zona forti terremoti e vulcani. Questo spiega perché la nostra è una zona a forte rischio sismico e vulcanico (si pensi a quanti vulcani, anche sottomarini, ci sono nel Mediterraneo).
In qualche caso se le due placche che si scontrano sono della stessa densità le rocce si ripiegano e si sollevano formando una catena montuosa (esempio Himalaya. Milioni di anni fa l’India era un’isola che spostandosi verso nord si scontrò con l’Asia; una parte si sollevò formando la grandissima catena montuosa.
2) se si allontanano si dicono divergenti e i margini costruttivi. Questo caso si ha proprio sotto gli oceani nelle dorsali. Un esempio visibile all’esterno si trova nella Rift Valley dell’Africa orientale, frattura larga fino a 30-40 km. Col tempo la frattura si allargherà così tanto da formare un nuovo oceano.
3) se scivolano una accanto all’altra si dicono trascorrenti e i margini conservativi (qui i fenomeni più comuni sono i terremoti come il caso della faglia di San Andreas in California che divide la zolla Pacifica da quella Nord americana).